Serviva una ritorno a casa per ridare a Clint Eastwood quella dignità cinematografica che mancava da anni, rivista in buona parte in Sully ma sotterrata da una serie di passi falsi e fallimenti.
Tornando al presente, l’ottantottenne Clint torna al cinema nella doppia veste di attore e regista con Il Corriere – The Mule, parte storia vera e parte vero Eastwood, mettendo in scena un film quasi autobiografico in cui la vicenda di Earl Stone, floricoltore in pensione che diventa corriere del cartello messicano, si intreccia con lo stile e la vita del regista di American Sniper.
C’è tutta l’America di Eastwood, quella vecchia e per certi versi ottusa e senza filtri. Ma anche quella rurale, accarezzata da Stone durante i suoi viaggi e vista con l’occhio di chi ama la sempicità e “le vecchia abitudini”. Il talento di questo improbabile corriere stava proprio lì, nel vivere qualsiasi situazione alla vecchia maniera, imprevedibile per la polizia e inspiegabile per i suoi datori di lavoro del cartello.
Clint, ormai personaggio fuori dal tempo, cerca di raccontarsi l’ultima volta attraverso la storia di un uomo incastrato tra affetti e obbighi, proponendo alcuni dei suoi temi cinematografici più cari, giocando con la vicenda di Stone e trasformandola in un guardia e ladri con la doppia prospettiva cara al regista.
In un racconto in cui non c’è alcune morale tra buoni e cattivi, con Il Corriere – The Mule Clint Eastwood riesce a raccontare ancora una volta una storia avvincente nella sua grande semplicità. Un racconto personale di chi non vuole arrendersi davanti alla fine.
- Voto7